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Discussione: Il ferro ha salvato la mia vita

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  1. #1
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    Predefinito Il ferro ha salvato la mia vita

    Ciao a tutti!
    Sono più di due anni che lurko in questo forum, e questa sera ho deciso che è il momento di palesarmi. Premetto che sarò un po' prolisso, visto che devo recuperare il tempo perduto. Scrivo questa presentazione per due motivi: ringraziarvi per tutto quello che mi avete dato, primo, e tentare di testimoniare quello che ho imparato.

    Comincio, come è giusto, con qualche dato. Compio 40 anni il mese prossimo. Sono 176cm per 75.8 kg, % di bf bassa ma non degna di nota. Mi alleno principalmente per la forza. Mi alleno da due anni e mezzo, seguo da sei mesi un coniugato simil-Westside adattato ai miei tempi e alle mie capacità di recupero. I miei massimali sono ridicoli, ma per me costituiscono un risultato importante: squat 80, panca 70 senza fermo, stacco 125. Credo che l'impulso a buttare giù questa pappardella derivi dall'entusiasmo di aver ottenuto il mio 1BW nello squat (sotto il parallelo, cintura da PL) la settimana scorsa. Per il 95% di voi è un punto di partenza, lo so, ma per uno che a 30 anni faceva la pressa 45° Technogym 3x15-40kg è stato come conquistare la cima dell'Everest.

    Perché io sono sempre stato fisicamente debole, fin dalla nascita. Da neonato non succhiavo il seno, tanto che mia madre fu costretta a usare un biberon cui allargava il buco con uno spillo rovente, così che il latte mi gocciolasse in bocca. Una volta svezzato, odiavo il momento del pasto, con tre bocconi ero a posto e passavo il resto del pasto tra moine, minacce e trangugiamenti a forza. Alla scuola materna, dove vigeva la regola che ci si poteva alzare da tavola solo dopo aver ripulito il piatto, mi lasciavano da solo nel salone fino a quando gli altri non tornavano dal riposino, e solo a quel punto le maestre rinunciavano e mi toglievano il piatto da sotto. Quando si mangiava all'aperto, all'inizio dell'estate, scavavo furiosamente con il piede una piccola buca, e di nascosto interravo il pranzo (ricordo ancora come una vittoria personale l'aver fatto sparire quegli odiatissimi carciofi in barba a tutti). A quel tempo, mia madre era abbastanza angosciata per questo problema del cibo, e a volte chiedeva delucidazioni al medico. Ma erano gli anni '70, e il medico si limitava a dire che ero così, era la mia costituzione, in fondo ero sano e non c'era nulla di cui preoccuparsi.

    Sano ma debole. Non avevo forza, non avevo fiato. La mia carriera sportiva di bambino fu ovviamente un disastro. Poiché stavo crescendo curvo, a 9 anni fui mandato da mia madre a nuoto. Ero molto portato, ero affusolato e leggero, e sviluppai velocemente uno stile molto elegante che ancora ho. Ma fiato non ce n'era, e dopo essere stato portato allo stremo delle forze, un pomeriggio, da un istruttore con manie di grandezza, e quasi annegato a un metro dal bordo per resa alla fatica, feci un paio di scenate a casa e abbandonai con sollievo la piscina.

    Dopo venne il basket, e anche lì avevo degli sprazzi di capacità e una buona mira, ma poche gambe e nessun senso del gioco di squadra. Non parliamo dell'atletica, dove non ero veloce né tantomeno resistente. Poi il calcio, un anno con la squadretta dell'oratorio: campo troppo grande, palla troppo pesante e il gioco tutto intorno a me.

    Alla fine rinunciai allo sport. Non faceva per me dal punto di vista fisico, era chiaro, anche se dentro di me qualcosa bolliva. Io volevo fare qualcosa di fisico, io volevo potenziare il mio corpo. Erano gli anni '80, c'erano Rocky e Rambo, c'era il mito dei muscoli (chi ha visto Bigger Stronger Faster sa di cosa parlo). Quando un mio compagno in prima superiore mi raccontò di aver fatto un allenamento con il fratello maggiore in palestra e mi propose di iscriverci, accettai senza riserve. Avevo 14 anni.

    La palestra mi appassionò più di ogni altra attività, anche se durai pochissimo. Andavo 6 pomeriggi su 7, e rimanevo per 3-4 ore. In poche settimane mi esaurii, e i miei voti a scuola, da eccelsi che erano (non lo dico per vantarmi) crollarono miseramente. Da 9 a 4 in un lampo, in tutte le materie. Mia madre era contenta perché mi stavo rafforzando nel fisico, mio padre era incazzato nero e, temendo che mi stessi rovinando, minacciava il ritiro dalla palestra. In più, l'istruttore (un maghrebino enorme) era scocciato dalla presenza di ragazzini, aveva la tendenza a rimproverarci e io non ho mai sopportato i rimproveri, perché sono sì debole nel fisico, ma per niente pronto ad essere sottomesso. Ricordo di quelle settimane un episodio in particolare. Volevo fare la panca inclinata, che ovviamente era stata lasciata caricata con dischi da 10kg. L'attrezzatura era quel che era, i bracci erano stretti e senza fermi, per cui tolto un disco da una parte il bilanciere crollò dall'altra, quasi ferendo una signora. L'istruttore corse e si mise a urlare come un ossesso, la signora gli diede manforte e le grida fecero arrivare il proprietario. Era il meno agitato, mi disse conciliante che per scaricare il bilanciere dovevo chiedere aiuto all'istruttore, così nessuno si sarebbe fatto male. Io, inviperito dai rimproveri, esplosi: “Infatti volevo chiederlo a lui, ma non c'è mai, passa tutto il tempo a chiacchierare con la ragazza della reception!”. Fu il gelo, il re era nudo. “Eh, no, tu devi stare in sala a fare il tuo lavoro”, gli disse il proprietario, “e non perdere tempo a scherzare con la MIA ragazza”. Mentre l'istruttore negava e si giustificava, mi allontanai nello spogliatoio. Tre minuti dopo l'istruttore fece irruzione nello spogliatoio e mi venne quasi addosso come una furia. A tutt'oggi sono certo che, se non ci fosse stato lì un signore che si cambiava, mi avrebbe messo le mani addosso, perché appena lo vide si fermò e si sforzò di mantenere la calma, dicendo che quello era il suo lavoro e lui di quello campava, e quindi dovevo stare attento a quel che dicevo. Io risposi: “Allora cerca di stare calmo” e lui soffiando se ne andò. Pochi giorni dopo, un ulteriore compito in classe di latino dagli esiti disastrosi decretò, per imposizione paterna, la fine della mia avventura adolescenziale nel body building. Il mio manifesto motivazionale di 1997 Fuga da New York (esattamente questo qua http://static.blogo.it/cineblog/1997FugadaNewYork.jpg) venne strappato dalla parete della mia stanza e mi fu ordinato di non iscrivermi più in nessuna palestra.

    Ostilità in casa, ostilità in palestra, il mondo adulto mi aveva condannato a restare debole e io dovevo accettarlo. Per cui chinai la testa e tornai curvo ai miei studi.

    (Nota: ragazzi, non pensavo che l'avrei tirata così per le lunghe, sono ancora all'inizio. Ora però sono le 4 e devo dormire, non ho neanche la forza di rileggere per le correzioni. Se domani ho tempo continuo, se ho infranto qualche regola chiedo scusa e la pianto qui. Grazie dello spazio e un saluto a tutti)
    Ultima modifica di Perdij; 17-01-2012 alle 04:16 AM

  2. #2
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    Siccome chi tace acconsente, riprendo da dove avevo lasciato ieri sera.

    La mia adolescenza passò così, in un soffio, e l'unica cosa che guardavo allo specchio era la pettinatura, qualche brufolo infame e due peli di barba che ogni tanto bisognava tagliare.

    Nella primavera del '93, a 21 anni, feci mente locale, cercai uno specchio più grande, e guardando quello scheletro di 57kg decisi che era giunto il momento di ricominciare a spingere. Questa volta niente palestra, però, bensì allenamenti a casa. Flessioni, bicipiti con manubri da 5kg, e addominali in quantità (ovviamente sit-ups). Insomma, il classico allenamento da ventenne che non vuole sfigurare eccessivamente quando si toglie la maglietta. Il tutto condito da un piano alimentare rozzo ma d'impatto, che consisteva nel mangiare più possibile ai pasti principali, chiudere sempre con un gelato, e introdurre un nuovo pasto a me finora sconosciuto: la merenda (la colazione era invece un vocabolo a me alieno). In questa occasione trovai anche la fonte nutrizionale che mi permetteva di aumentare di peso senza distruggermi lo stomaco (che è sempre stato molto delicato): le nastrine del Mulino Bianco. So che a voi pare assurdo, ma per più di 15 anni, ogni volta che volevo pesare di più sulla bilancia, introducevo due nastrine a merenda per qualche settimana (avevo imparato a mie spese che le fieste Ferrero garantivano lo stesso risultato ma con l'effetto collaterale di distruggermi l'apparato gastrointestinale).

    Piegamento dopo piegamento, in pochi mesi aumentai di 8kg, sviluppai un addome di ferro e anche qualche accenno di tricipiti e pettorali (bicipiti non pervenuti, invece, perché adattati in fretta ai 5kg del manubrio fisso). Sopra l'addome di ferro, un piccolo strato di grasso che, unito ai pasti troppo sostanziosi, mi aveva dato una bella pancetta rotonda. Ricordo una sera che un mio amico disse: “Sei ingrassato, hai la pancia”. “Posso farla sparire quando voglio”, risposi io, forte del mio metabolismo cannibale. “Sì ma tu puoi scegliere tra due versioni: o secco da far paura, o con pancia e gambette, come quegli ometti fantozziani che vengono a giocare a carte al bar. A 40 anni tu sarai come loro”. “No, a 40 anni io sarò più bello di ora, vedrai se non è vero”. “Con le gambette e la panza, fidati”. “Vedremo”.

    Nel luglio di quell'anno ero in forma smagliante, almeno secondo il mio giudizio. 65kg di pura potenza. Fu una foto scattata durante una gita in campagna con degli amici a risvegliarmi: avevo qualche minuscola rotondità, è vero, ma ero completamente incassato. Tutte quelle flessioni e quegli addominali mi avevano curvato ancora di più, peggiorando la mia già critica postura. Mentre meditavo su come risolvere la situazione, m'imbarcai con 10 amici su un charter per Ibiza. 17 giorni dopo, al ritorno a casa, non riuscivo a fare più di 2 flessioni, dovevo stringere la cintura all'ultimo buco, e la bilancia dichiarava un peso di 52kg. Ne trassi due conclusioni. Primo: le flessioni avevano un effetto effimero e non ripagavano la fatica che costavano. Secondo: se non mi davo una raddrizzata, ben presto qualche medico legale avrebbe dichiarato che la mia morte era avvenuta per arresto cardiaco mentre ballavo musica house in pista, e un esame tossicologico avrebbe chiarito definitivamente la causa del decesso. Compreso questo, un mese dopo, un buttafuori mi bloccò mentre aprivo un'uscita di sicurezza della discoteca più estrema della zona, per uscire all'aria aperta. “Lasciami in pace, me ne vado a casa, non torno più”, biascicai. Lui si ritrasse, io me ne andai, e in effetti non tornai mai più. Con un semplice ciao alla combriccola e due passi nella notte ero tornato l'unico padrone di me stesso, e non avrei rinunciato di nuovo a questo privilegio. In fondo avevo 21 anni e tutta la vita davanti, perché buttarla?

    Alla palestra ricominciai a pensare nel '98, a 25 anni. Mi ero sposato l'anno prima, ero diventato padre, mi ero laureato e avevo cominciato a lavoricchiare. Tutto in fretta e tutto insieme. Visto che mia moglie cucinava meglio di mia madre, stavo aumentando di peso. Giunto senza troppi sforzi e con qualche nastrina di supporto a 67kg, m'iscrissi a una palestra a due chilometri da casa. Qui un'istruttrice molto simpatica e con due spalle così mi mise su un tapis roulant per un paio di settimane. Prima 20 minuti, poi 30, e alla terza settimana scoppiai. Non riuscivo neanche a finire la scheda, che consisteva in un elenco di 4x12 alle macchine. “Come dimagrito?”, mi disse quando le esposi i miei dubbi sulla scheda. “Eh sì, sono stremato”, risposi io. “Allora... forse... bisognerebbe cominciare a pensare a un'integrazione...”. “No, guarda, non m'interessa, non è la mia priorità mettere su muscoli a tutti a costi, tanto poi se ne vanno in fretta. E poi mi scrocchiano le spalle, mi sto facendo male, lo sento, mi sa che proprio che non fa per me, non ho il fisico, mi piace passare qualche oretta qui ma senza impegno”. Non solo capì perfettamente, ma mi prese sotto una specie di ala protettrice. Dislocazioni con bastone, L-fly ai cavi, trazioni a 45° con triangolo, non più di 10 minuti sul tapis roulant, quella tipa si mise d'impegno e mi ritagliò una scheda che mi fece ottenere dei progressi. Stavo meglio, mi sentivo più attivo, la mia postura migliorava (senza miracoli).

    Poi non la vidi più, e mi mancò il suo supporto. Un pomeriggio, arrivò un nuovo cliente in palestra. Un ragazzo enorme, un trionfo di muscoli, parlava con l'istruttore che gli faceva i complimenti per i risultati. “Da quanto ti alleni?”, gli chiese. “Due anni, ma ora sono in crisi. Non so come continuare, sto stallando, devo variare, infatti se hai qualche consiglio...”. “Quanto fai di recupero tra le serie?”. “Un minuto”. L'istruttore propose: “Potresti scendere a 50 secondi”. Il tipo lo guardò come se fosse una cacca di piccione sulla spallina della giacca e non gli rivolse più la parola. L'istruttore si vergognò e sparì, salvo poi commentare in sua assenza con più persone che quello era pieno di steroidi e pure stronzo, tipico effetto collaterale degli steroidi.

    Io ovviamente non potevo essere sospettato di far uso di steroidi, visto che continuavo ad essere magro come un chiodo, anche se più pimpante e ormai con quasi un anno di esperienza. Ma ebbi anch'io, in quella palestra, il mio momento di gloria.

    Arrivò infatti un giorno un ragazzo sui 20 anni, parecchio sovrappeso, piccolino di statura. Poiché le successioni di una scheda da palestra commerciale si somigliano un po' tutte, fummo vicini per tutto l'allenamento. Prima sul tapis roulant, io con i miei 10 minuti di corsetta leggera e sciolta mentre lui lasciava l'anima e dieci litri di sudore per arrivare in fondo alla corsa. Poi alle macchine, prima lui e poi io. Dopo un'ora, arrivati all'abdominal machine, un suo amico lo salutò e controllò il peso dell'esercizio. “Bravo, vai leggero, non esagerare”, commentò. “E certo che vado leggero, mica sono esaurito come quello lì!”, disse indicandomi con lo sguardo. Io caddi dal pero, e anche il suo amico. “Perché è esaurito?”, chiese. “Carica più di me”. “Eh, ma lui chissà da quanto tempo lo fa”. “No, mi segue da un'ora, e aggiunge pesi a tutte le macchine che ho appena fatto io per sentirsi superiore!”. Io ero allibito, e lo sguardo dubbioso del suo amico (del tipo “ma cerchi rogna?”) mi preoccupò anche un po'. Per fortuna il tipino sovrappeso non venne a farsi la doccia - credo per non spogliarsi in pubblico - altrimenti avrebbe urlato a squarciagola che me l'ero allungato con la pompetta pur di fargli dispetto. In ogni caso ero contento, perché per la prima volta non ero il più scarso della palestra, e addirittura c'era chi si sentiva umiliato dalla mia presenza.

    Tra parentesi, ho rivisto il tipo qualche tempo fa dopo più di 10 anni, al seggio dove ero andato a votare. Ho capito che era lui non dalla faccia, ma dalla particolare sagoma del suo corpo, che era rimasta la stessa, anche se con qualche chilo in più. Anche lui mi ha riconosciuto, me sono certo, perché appena mi ha visto mi ha squadrato da testa a piedi e mi è venuto incontro con fare deciso. Quando era a un metro da me gli ho detto: “Salve...”, e lui fissando con odio la mia camicia attillata ha detto con voce autoritaria: “Salve, eh!”. Era ovvio che si sentiva ancora offeso per quello che (non) era successo anni prima, ma stavolta aveva dalla sua la divisa da carabiniere che indossava. Che la sua voglia di rivalsa fosse evidente, non c'era dubbio. L'ho guardato rispettoso ma un po' (lo confesso) divertito, come a dire: “Mi vuole arrestare perché sono magro?”. Lui ha avuto un piccolo sussulto, forse chiedendosi cosa stesse facendo, e si è allontanato a testa bassa.

    Ha una faccia simpatica, dev'essere un bravo ragazzo, penso che faccia con correttezza il suo lavoro. Un po' mi dispiace di stargli tanto antipatico, ma so che quando uno a pelle non ti sopporta non ci si può fare molto. Pazienza, è la vita. Speriamo che non abbia mai una scusa per esercitare il suo potere su di me, perché sono certo che lo farebbe.

    Nota: Anche stanotte s'è fatto tardi, e non ho ancora terminato. Spero di poter concludere, prima o poi. Scusate per la lunghezza di questa introduzione senza fine. Un saluto a tutti.
    Ultima modifica di Perdij; 18-01-2012 alle 04:50 AM

  3. #3
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    Spero di poter vedere come finisce.
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  4. #4
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  5. #5
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    @ stefanopunk e Bl4cKCrOw: grazie, mi avete dato forza.



    Dopo un anno mezzo, cambiai palestra per ragioni logistiche. Ce n'era una proprio al crocevia tra casa asilo e lavoro, ben attrezzata, per cui pagai il trimestre e mi infilai i calzoncini. Avevo con me ancora la scheda preparatami dalla vecchia istruttrice, e nessuna intenzione di cambiarla, per cui salii sul tapis roulant, impostai la velocità a 7 e mi misi a trotterellare a passo leggero, in perfetta autonomia e a bocca chiusa.

    Perché io in palestra saluto quando entro e quando esco, come educazione vuole, ma non parlo mai con nessuno. E quando dico nessuno, intendo nessuno. Da quando la mia istruttrice era sparita, non avevo mai rivolto la parola a nessun altro istruttore. Le poche cose che avevo imparato in più le avevo apprese ascoltando i discorsi di altri, e mi sembravano più che sufficienti per il mio scopo, che non sapevo neanche esattamente quale fosse. Nella vecchia palestra ero diventato invisibile da tempo, ma ora ero appena entrato in una nuova, e sapevo di dover ritagliare di nuovo la mia posizione solitaria, cosa che speravo di fare il prima possibile. E ci riuscii.

    Dopo pochi minuti dal mio ingresso in sala cardio, infatti, dall'altra sala fu mandato ad accogliermi un istruttore. Lo intravidi grazie al riflesso dello specchio, quando ancora non sapeva che io lo stavo guardando. Alto, massiccio, sicuro, e scocciatissimo che toccasse a lui prendersi cura di un novizio come me. Infatti non solo non ero il cliente ideale, cioè una ragazza giovane, carina e un po' ochetta, ma addirittura un nerd pallido e occhialuto, che lo avrebbe fatto faticare a insegnare per l'ennesima volta come si usano i macchinari e non gli avrebbe mai dato alcuna soddisfazione, perché era una mezza sega senza speranza. Sbuffò fino a che fu accanto a me, poi mi fissò con un sorriso di plastica e disse: “Ciao!”. Io lo guardai come si guarda un venditore di rose cingalese che ti si avvicina quando stai fumando da solo fuori da un ristorante. “Ciao...”. Lui rimase colpito dal tono scostante. Guardò il display del tapis roulant, e l'esperienza gli disse due cose: che conoscevo lo strumento e che non avevo voglia di sudare in palestra. Era dubbioso sul da farsi, io gli feci un cenno con la testa che significava “perderemmo tempo entrambi”. Lui disse, sollevato: “Se hai bisogno mi chiami”, e si allontanò. Da quel momento potei muovermi liberamente senza essere infastidito, visto che tutti gli altri istruttori pensavano che fosse lui il mio riferimento, e lui non si sognava certo di venire a chiacchierare con me.

    Con l'ingresso nel nuovo ambiente avevo preso anche una decisione: avrei utilizzato la chiavetta Technogym per varcare l'entrata, ma non l'avrei mai più fatta programmare e non l'avrei mai più infilata in un macchinario. Era solo uno specchietto per le allodole, inventato per dare l'illusione di far parte di un complesso sistema ordinato, ma di fatto era solo una limitazione della libertà. Pagavo la tariffa per usare i macchinari e le docce, non certo per obbedire alle indicazioni di un gadget elettronico.

    Il mio allenamento, a quel tempo, pensato in origine come un A/B/C, era diventato, a causa del fatto che più di due volte a settimana non riuscivo mai ad andare, un A/B, e dopo qualche mese un A ripetuto due volte nella stessa settimana . Questo unico allenamento, che avrei ripetuto con costanza per quasi quattro anni (mi vergogno, oggi come oggi, a dirlo a me stesso), comprendeva decine di esercizi ordinati senza senso (la scheda era opera mia) e che non portarono a nessun risultato significativo dopo i primi mesi. Mi allenavo in una condizione permanente di stallo, e gli unici progressi erano dovuti di volta in volta a dei microcambiamenti nel numero di serie e ripetizioni che apportavo ascoltando i segnali del mio corpo.

    Credevo sinceramente di aver toccato il mio apice, e di dover lavorare sodo solo per mantenerlo. Quegli 8kg di curl manubri in fondo erano il doppio del peso di quando avevo iniziato anni prima, e dovevo essere contento così. Se mi alimentavo sostanziosamente toccavo i 73kg di peso, se mi veniva l'influenza perdevo un paio di kg e dovevo ricominciare da capo.

    Ma non ero insoddisfatto, anzi. Ero magro e tonico, assolutamente non definito ma con una forma accettabile. Ovviamente non potevo trasmettere un'impressione di forza, e non si poteva parlare di muscoli, ma mi piacevo.

    A volte mi prendevo delle soddisfazioni paradossali. Una volta ad esempio vidi, mentre mi avvicinavo alla rastrelliera manubri, un quarantenne molto alto, magro ma con uno scheletro significativo, che messo all'opera poteva dare molto. Era il suo primo giorno, e come tutti i novizi della palestra era stato messo a fare un'alzata manubri da 4kg, non meno di 10-12 ripetizioni. Fradicio di sudore, ansimando come un moribondo, si voltò e mi vide. Mi squadrò, e forte dell'impresa appena compiuta, commentò il mio fisico con un “Pfui” che mi indispettì. Ignorandolo, presi i miei manubri da 8kg e mi misi a fare il consueto curl. Quando vide che i miei manubri erano più grossi dei suoi e che a fine serie non arrancavo, rimase di sasso. Io mi allontanai, e dallo specchio lo vidi che afferrava i manubri che avevo appena riposto, per saggiarne il peso. Erano pesanti, non c'era dubbio. Pensare di fare l'esercizio con quei pesi, non se ne parlava. Qualcosa non gli tornava. Chiamò il più giovane degli istruttori, quello appena assunto, e parlò molto chiaro. “Senti un po', fammi capire bene perché questa cosa è parecchio faticosa: se io faccio questi esercizi mi vengono i muscoli?”. Il giovane rimase di stucco. “Beh, sì, chiaro...”, balbettò. “E no che non è chiaro! Quello lì alza molto più peso di me e non ha un muscolo! Come lo spieghi?” Il tipo mi aveva indicato. L'istruttore si voltò, e vide il mio sorriso sardonico riflesso. (“E' vero, ha ragione il signore, io alzo più di lui ma non ho muscoli, come glielo spieghi ora?”. “Bastardo”, mi dissero i suoi occhi che comunicavano con miei). “Per ottenere l'ipertrofia muscolare il sistema migliore è l'utilizzo di sovraccarichi, cioè di pesi che...” “No no, non ci siamo capiti, se io vengo qua è perché voglio i muscoli, quindi la mia domanda è: sei sicuro che facendo questo esercizio mi verranno i muscoli?” (“Dai, sii onesto, digli la triste verità, che a fare lento manubri con 4kg non gli verranno i muscoli, è impossibile. Ecco, digli così: impossibile!”. “Ma non glielo posso dire, ma pensa te che situazione”). Con voce rassicurante gli disse invece: “Ci vuole tempo e costanza...”. “Sì ma quanto tempo, quanto tempo per i muscoli?” (“Guarda, io sono cinque anni ormai e non ho un muscolo, e sì che ne ho alzati di pesetti da 4kg eppure eccomi qua, sono più seghino di lui anche se ne alzo 8. Secondo me questa storia dei pesi che fanno aumentare i muscoli è una bufala per fregare soldi al signore, siete dei truffatori ecco cosa siete”) “Beh, dopo qualche mese, i primi risultati già si vedono. Ovvio che ognuno risponde a modo suo allo stimolo e poi ci sono altri fattori...” “No, scusa ma non mi hai convinto per niente, comunque ora sono stanco e vado a fare la doccia, ma ne riparliamo perché mi sento un po' preso in giro, te lo dico proprio apertamente”.

    Al termine della scena, con due sole occhiate complici avevo conquistato la simpatia dell'istruttore giovane. Da quel momento mi salutò sempre con sorriso aperto, ma se tra di noi nacque qualcosa simile all'amicizia fu quando arrivò in palestra “la ragazza che non poteva riposare”.

    “La ragazza che non poteva riposare” era una trentenne dinamica e in carriera, approdata in palestra per migliorare il suo tono e la sua efficienza generale, e perché no, anche lavorativa. Il giovane istruttore la scortò in sala il suo primo giorno, per introdurla al magico mondo della tonicità. Quando mi vide seduto, non ebbe dubbi e me la portò a due metri. Primo esercizio: lat machine. La ragazza si fece spiegare bene la dinamica (inspirare, espirare, dieci ripetizioni etc.) e partì. Alla fine della serie disse istantaneamente: “Ora come procediamo?” “Riposiamo un minuto e poi lo rifacciamo”, disse sorridendo l'istruttore. “Come riposiamo? Non è meglio farlo subito senza riposare? Io non sono stanca!”. “Eh ma... tra una serie e l'altra si riposa un minuto, si fa così”, disse l'istruttore cercando con lo sguardo il mio appoggio. Io confermai con un cenno del capo. “Ma io non posso stare un minuto senza fare niente!”, squillò la ragazza. L'istruttore sussultò: “No ma passa in fretta, anzi è già passato, possiamo rifarlo”. La tipa ripartì, inspirò, espirò, terminò. Ora era scocciata: “Quindi ora dobbiamo aspettare di nuovo un minuto! No ma non ce la faccio, questa storia del minuto non mi piace per niente!”. L'istruttore ormai era avvilito, per cui decisi di consolarlo: “Invece a me il minuto di pausa è la cosa che piace di più”, dissi, “io vengo qui proprio per riposarmi tra una serie e l'altra.” Qui la ragazza si irrigidì: “No, calma un attimo, io non voglio fare amicizia, questo deve essere chiaro!”. Subito puntualizzai l'equivoco: “Neanche io voglio fare amicizia, infatti mi stavo rivolgendo al mio istruttore”. Che subito intervenne: “E' vero, stava dicendo a me”. La ragazza si agitò: “A chi diceva diceva, qui le cose non vanno, io non aspetterò tutti questi minuti, o faccio qualcosa o me ne vado”. “Abbiamo delle lezioni di step, giù, lì non si riposa mai, se vuoi ti faccio vedere la sala...”. “Io devo rimanere attiva, sempre, andiamo, cosa fai, se vuoi parlare con lui io me ne vado a casa!”

    Tra queste follie, gli anni passarono. Io andavo principalmente la mattina presto per questione di orari di lavoro, e venivo puntualmente tartassato da una ragazza logorroica, anoressica e completamente schizzata che pretendeva di avere un dialogo con me (visto che ce l'aveva con tutti), specialmente quando mi vedeva correre senza fiato sul tapis roulant: “Non parli molto”, “Perché non saluti?”, “Perché stai sempre zitto?”, “Mi sa che qualcuno qua pensa di essere migliore degli altri!”. “Scusa, sono senza fiato, non ce la faccio...”, dicevo io senza mentire. “Sì vabbè”, rispondeva lei. Negli ultimi tempi, vedevo sempre più spesso accanto a me anche l'istruttore alto e massiccio del primo giorno. Era stato convinto dalla ragazza logorroica che io snobbavo tutti, ed era comunque invidioso marcio del mio rapporto di complicità con l'istruttore neoassunto.

    Mi ronzava intorno, aspettando l'occasione buona per attaccare discorso, salvo poi recitare immediatamente la parte della figa offesa. Una volta mi stava fissando mentre facevo le estensioni dei tricipiti con manubrio. Come i miei occhi incrociarono i suoi venne lì e urlò: “E chiudili 'sti gomiti! Almeno chiudi i gomiti!”. Questo contraddiceva tutto ciò che avevo imparato negli anni: “Ma... non fa male all'articolazione bloccare il gomito?”. “Con 6 chili? E che male ti può fare? Mica sei di pastafrolla!”, disse andando via col naso all'insù e sculettando, più o meno come faceva la logorroica.

    Alla fin fine gli utenti della palestra erano sempre gli stessi, e potevano essere racchiusi nelle grandi categorie che tutti conoscono: le quarantenni che ti mettono il culo in faccia, le ragazzette amiche del mondo ma caste per non perdere valore sociale, gli anziani piacioni, i muscolosi che parlano solo tra di loro di integrazioni magiche e i pischelli in gruppo che cercano la via della figa.

  6. #6
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    Un giorno però arrivò un ragazzo che notai subito per la sua stranezza. Era decisamente diverso dagli altri, anche nell'abbigliamento, che non era affatto curato come quello degli altri frequentatori. In più ai piedi aveva delle Chuck Taylor della Converse, blu. Sulle prime pensai che fosse un novizio, e che qualcuno avrebbe dovuto dirgli che quelle scarpe per il tapis roulant non andavano bene. Ma non stava correndo sul tapis roulant, e non erano affari miei. Però mi aveva incuriosito, per cui lo tenni d'occhio. Tirò fuori dalla tasca un metro da sarto, e si mise a misurare il bilanciere che stava sulla panca piana. “Ma come li fanno 'sti bilancieri, sono tutti sbagliati!”, disse severo all'istruttore massiccio, che tanto per cambiare stava a due metri da me e che rispose assertivo: “Sì sì, lo so, hai ragione”. Cosa avessero di sbagliato i bilancieri, non era dato sapere. Forse erano troppo lunghi, o troppo corti, ma in fondo che differenza poteva fare? Il ragazzo con le Converse si stese sulla panca e inarcò la schiena, staccò il bilanciere e fece qualche ripetizione decisa in quell'assurda posizione. Io guardai l'istruttore, aspettando che lo riprendesse, ma quello lo fissava zitto. Il ragazzo si alzò, prese dei dischi e caricò ancora di più il bilanciere, poi si rimise in quella terribile posizione che mi faceva male solo guardare. Sentii mio dovere intervenire e richiamare all'ordine quel bambascione dell'istruttore. “Ma così si fa male alla schiena!”. “No, non si fa male...”, disse guardandomi con delusione, “La panca da gara si fa così”.

    La panca da gara? Mi stava prendendo in giro? Esistevano gare di panca? Per me era una novità. Le uniche garette di panca che avevo visto in anni di palestra erano fatti da due o tre bodybuilder quadrati che si sfidavano alla buona, tutti con pettorali e braccia enormi, gente molto diversa da quel ragazzino, e nessuno di loro aveva mai inarcato la schiena in quel modo innaturale e palesemente pericoloso. Intanto però il ragazzino non si spezzava e continuava a caricare dischi su dischi. Poi chiese una mano all'istruttore, che scattò in piedi quasi inorgoglito e si mise dietro la panca. “Non lo devi toccare, capito?”, disse il tipo minaccioso. “Sì sì, non ti preoccupare”, rispose l'istruttore concentrato. Passarono dieci minuti in cui i dischi aumentavano, e addirittura l'istruttore andò in giro a cercarne altri. All'ultima alzata il peso era diventato ai miei occhi qualcosa di surreale. Poi la seduta di panca finì.

    Il ragazzo si alzò e attraversò la sala. Lo fissai per studiarlo bene, certo che mi fosse sfuggito qualcosa. Era qualche centimetro più basso di me, e a occhio mi sembrava addirittura più leggero di me. Però a differenza mia era solido, era il più solido della sala, e sicuramente in quel momento il più forte. Da dove traesse quella forza, non riuscivo a capirlo. Quando lo vidi entrare sotto un bilanciere e fare lo squat, vicino al multipower ma non con il multipower, pensai che esistevano mondi di cui non ero a conoscenza, di cui la cifra caratteristica era l'incoscienza. Notando i miei occhi spalancati, l'istruttore massiccio si avvicinò ed esclamò: “Lui è forte. Lui fa le gare.” Lo disse con un'ammirazione che mi lasciò di sasso. In cinque anni che andavo in palestra non mi era mai pesato che gli altri fossero più forti, neanche che una parte delle donne fosse più forte di me. Non mi interessava molto, io avevo altre cose a cui pensare e andavo lì solo per riposare un minuto tra una serie e l'altra, e fare la doccia calda compresa nel prezzo. Ma vedendo quel ragazzino determinato, preciso, esplosivo sotto pesi più grandi di lui, realizzai per la prima volta che i miei sforzi erano patetici, e mi sentii molto piccolo. Mi girai per guardare l'istruttore, seduto a me, che lo fissava squattare. Ed ebbi l'impressione che si sentisse esattamente come me.

    Non vidi più quel ragazzo, ma nel periodo successivo mi misi per la prima volta dopo anni a fare la panca. Poche sedute, giusto per togliermi lo sfizio, ovviamente a fine allenamento. Il mio miglior risultato fu 34kg per otto ripetizioni. Quando mi vide l'istruttore massiccio, mi riprese: “La fai tutta di spalle, così ti fai male”. Effettivamente la spalla destra non apprezzava quel movimento, e scrosciava rumorosamente. “Allora insegnami”, dissi io, cedendo dopo anni di indipendenza e indifferenza. “Ma... ti interessa fare la panca?”, chiese dubbioso. “Eh, sono sulla panca, che dici?”. Lui rilanciò: “Ma ti interessa fare le gare di panca?”. “No, non esageriamo, io non potrei mai fare una gara”. “E perché?”. “Perché la perderei. Sono debole, sono anni che mi vedi, te ne sarai accorto.” “A quello si rimedia, la forza aumenta, potremmo fare una scheda mirata...”. Lo interruppi: “Se non è aumentata finora, dubito che lo farà in futuro.” “Vabbè ho capito, senti lo vuoi un consiglio? Fai il petto alla macchina dove l'hai sempre fatto, tanto non fa differenza, la panca non è per te, fidati.” Io alzai gli occhi al cielo e me ne tornai alla chest press Technogym, che con il suo movimento fluido e guidato mi aveva dato sempre soddisfazioni in sicurezza e non mi costringeva a parlare con uno che non perdeva neanche cinque minuti a spiegarmi un esercizio.

    Quando qualche settimana dopo lasciai per sempre la palestra, causa trasferimento per lavoro, non sapevo di aver perso l'occasione di imparare qualcosa. Rimpiansi gli allenamenti per qualche settimana, e poi la vita mi fece pensare ad altro. Fino a quando, anni dopo, il ferro tornò a fare capolino nei miei pensieri.

    Era una mattina di maggio del 2009, e io avevo ormai 37 anni...

    Nota: ho davvero esagerato, è mattina. Ma vorrei terminare entro domani notte, perché venerdì riparto per lavoro e starò via qualche giorno. Comunque ormai stiamo arrivando al punto...

  7. #7
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    Le 3 30 ho letto tutto, nonostante domani debba studiare e ho un esame vicino, non ce l'ho fatta a lasciare il racconto a metà, l'ho divorato tutto in una notte!
    Bellissimo perdij, ti ringrazio per la storia che hai raccontato. Mi è piaciuto come hai saputo mettere i tuoi sentimenti a nudo perché per fare questo ci vuole....molta forza!

    E poi anche per me l approcccio all'allenamento della forza è stato come un soffio vitale, se un giorno vorrai leggere la mia prima pagina del diario potrai capire perché
    Ultima modifica di Musashi; 05-09-2014 alle 03:36 AM
    Non esiste l’impossibile. Se si è animati da un forte proposito, si può scuotere con il pensiero il mondo intero. Si può fare tutto. Per la sua fragilità, la mancanza di spirito e la paura l’uomo non è determinato. È stato detto che si può muovere l’universo persino senza fatica; beninteso, se ci si concentra unicamente su questo ~ Yamamoto Tsunetomo
    __________________________________________________ __________________________
    Le proteine in polvere sono necessarie?
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  8. #8
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    Letto tutto d'un fiato.
    Mi unisco al coro di complimenti e aggiungo grazie di averla scritta, veramente di cuore

    Ah questa me la salvo e me la metto nella firma. "la via più efficace per apparire forti è essere forti. E che quando sei forte, non ha nessuna importanza se non lo sembri, perché lo sei."


  9. #9
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    Predefinito Il ferro ha salvato la mia vita

    Testimonianza fantastica che mi ha spinto ad iscrivermi!
    Complimenti ancora per la tua storia.
    Vi descrivo la mia situazione, per certi versi simile, sperando di non infastidire l'autore di questo topic. Se i gestori riterranno idoneo spostare il tutto in più adeguata sezione, ben venga.

    Ho 32 anni e sono un ex-bambino grasso.
    Ex bambino sicuramente, il grasso purtroppo non lo ho mai debellato del tutto....

    A 15 anni ero visibilmente sovrappeso, ma vuoi per pigrizia, vuoi per avversità ai vari sport che andavano per la maggiore (calcio in primis) neppure mi ponevo il problema. Benché la situazione, sia chiaro, mi mettesse già ben a disagio.

    Qualche anno dopo la crescita fece il miracolo e a 20 anni mi ero ormai "fatto fuori": rispetto all'adolescenza, avevo un buon 10 cm in più in altezza e il fisico si era notevolmente normalizzato e asciugato, lasciando purtroppo però del grasso localizzato in alcuni punti critici (basso ventre, maniglie).
    Il tono peraltro, era rimasto molto molliccio...

    Qualche anno dopo, cominciai a sentire il bisogno di porre rimedio alla situazione, cominciando ad appassionarmi al jogging: 2-3 volte la settimana, in 2-3 anni arrivai a coprire circa 5 km (1 oretta) di corsa leggera per uscita, migliorando senz'altro fiato (a 26 anni smisi anche di fumare) e resistenza.

    Pancetta e pelle a mozzarella però, rimasero li.

    Sconfortato dalla situazione, tra mille avvenimenti che affollano la vita di tutti e spesso fanno sì che passino anni prima che si ritrovi il tempo/ la determinazione per tornare alla carica, circa un anno e mezzo fa (oggi ho 32 anni) ho deciso di provare la carta della palestra.

    In questo lasso di tempo sono partito ovviamente da 0 e oggi porto avanti una scheda che definisco la tipica scheda da avventore medio di palestra: "se ti faccio correre per togliere pancetta e maniglie tu scompari" mi disse l'istruttore in una delle prime sedute, quindi meglio partire pian piano a mettere un po' di massa. Poi sgrassiamo. Come no...
    Ho fatto la classica suddivisione per gruppi muscolari e all'inizio 3 volte a settimana, poi 2 volte, mi sono fatto le mie belle macchine fino ad oggi. Cambiando scheda ogni 2/3 mesi. Spiace dirlo, ma probabilmente sono stato lasciato un po' a me stesso...
    Mettere massa, come vedo fare al 90 % dei ragazzini, a me non è che importi....a me basterebbe togliere il grasso e definire meglio certe zone.....dici poco direte voi...

    Risultati? Sicuramente meglio di prima.
    Forza imparagonabile a prima, quando mi sono seduto la prima volta su una panca piana per i pettorali al bilancere, non riuscivo a fare 10 ripetizioni con 20 kg totali sull'asta.
    Oggi faccio le mie belle 3 serie da 10 quasi col doppio di quel peso, in scioltezza.

    Vi descrivo meglio come sono:
    Sono alto 178 cm, per un peso di circa 72 kg.
    Il problema più grande, a mio avviso rimane la pancetta e le maniglie, una sorta di ciambellina appesa lì in vita, certamente inguardabile. La scarsa tonicita' di quelle zone è' evidente. A maggior ragione essendo longilineo e con una buona struttura ossea fa sì che il "difetto" si noti ancora di più.....
    Il resto del corpo è' longilineo, ho gambe senz'altro magre ma non scheletriche, anche se ammetto di allenarle malaccio in quanto non amo i quadricipiti da calciatore.

    L'alto ventre e l'addome, grazie agli addominali, ha una buona tonicita'.

    Insomma, il mio problema si chiama Grasso localizzato, adipe dura a morire, e me la porto dietro praticamente da 20 anni.

    Il mio allenamento tipo (2 gg / sett) consiste in:

    Giorno 1
    Petto
    chest press 2x10 2x8
    Croci ai cavi 4x10
    Bilancere Piana 2x10 2x8

    Bicipiti
    Manubri 2x10 2x8
    Bilancere in piedi 2x10 2x8

    Tricipiti
    Cavi
    Manubrio singolo su panca

    Poi faccio 5-7 min di cardio
    Squat con manubri 3x10

    E 3 serie addominali alti
    3 serie bassi
    3 serie laterali

    Giorno 2

    Dorso

    Lat machine davanti
    Pulley
    Altra macchina per dorsali

    Spalle
    Alzate frontali
    Press
    Lento manubri

    Gambe
    Extension
    Macchina sui glutei
    Squat manubri

    Poi 5/7 min cardio

    E gli addominali

    Faccio poco o niente cardio per via di ciò che mi fu detto agli inizi (se corri e basta, dato che di peso sei comunque giusto, rischi di scomparire)

    Capitolo cibo

    Soffro da circa 5 anni di ipercolesterolemia genetica, colesterolo alto in pratica: a maggior ragione non sono un mangione, penso di mangiare un po' di tutto in quantità normali. A pranzo o primo o secondo, a cena quasi sempre secondo.
    Mi concedo una pizza a settimana, bevo una birra se esco la sera (non più di 1 /2 volte).
    Ovviamente non seguo diete particolari ma solo buonsenso..




    Quindi, posto che se i risultati non arrivano sbaglio qualcosa....sarei grato se qualcuno di voi avesse la voglia di spendere 2 considerazioni sulla mia storia.
    Grazie di cuore,


    Luigi




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    Ultima modifica di acheron; 09-06-2016 alle 11:23 PM

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da acheron Visualizza Messaggio
    ...................................
    Quindi, posto che se i risultati non arrivano sbaglio qualcosa....sarei grato se qualcuno di voi avesse la voglia di spendere 2 considerazioni sulla mia storia.
    Grazie di cuore,

    Luigi

    Benvenuto Luigi,
    è positivo il fatto che tu abbia voluto lasciare un commento ed un apprezzamento in ordine a questo thread, tuttavia come primo messaggio sarebbe stato opportuno che tu avessi cercato una tua presentazione personale nella sezione adibita a ciò: "Mi chiamo Arnold".
    Questo anche per il fatto che risulta più difficile che qualcuno legga la tua storia nel topic di un'altra persona ed esca fuori tema dallo stesso per elargire consigli a te in questa sede.
    ...i pesi pesano, non c'è niente che pesi quanto un peso...

  11. #11
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    Ti ringrazio e chiedo scusa se sono risultato invadente.
    Provvedo ad aprire un topic apposito.

    L.


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  12. #12
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    Complimenti per il racconto, scrivi molto bene e per me è stato un piacere leggere la tua storia!

  13. #13
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    Citazione Originariamente Scritto da Sp3ranza Visualizza Messaggio
    Complimenti per il racconto, scrivi molto bene e per me è stato un piacere leggere la tua storia!
    a noi fa piacere che ti abbia fatto piacere ma ci farebbe ancor più piacere se come primo messaggio sul forum ti presentassi nell'apposita sezione, anziché complimentarti da sconosciuto con qualcuno che non conosci e che neppure sai se ancora legga il forum
    ...i pesi pesano, non c'è niente che pesi quanto un peso...

  14. #14
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    Mamma mia . . I brividi ! Com è il detto ? Insisti resisti raggiungi e conquisti ? Ti calza a pannello . Complimenti per la tenacia e per la tutta la passione che hai messo per raggiungere i tuoi obiettivi . Una storia unica e bellissima . Aggiungo anche un ulteriore complimento per l'esposizione .. scrivi veramente bene .

  15. #15
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    Scusate se commento nonostante l'ultimo messaggio risale al 5 di Agosto (MrDOC), ma non posso non congratularmi con l'autore di questo topic. Mi hai fatto venire il freddo addosso e fatto sorridere molto, sai, mi è successo anche a me quando ho scoperto il corpo libero, ho cominciato proprio come te con una sbarra a pressione comprata al decathlon a 18.99€ appesa a due muri portanti. Ho solo 23 anni, non sono bravo come te a scrivere, ma capisco perfettamente l'emozione che hai provato e quel senso di stare bene e vivere quando hai visto risultati,Il calisthenics mi ha cambiato il mio corpo, lo conosco, mi piaccio e dopo tanti sacrifici mi apprezzo non riesco più a vivere un giorno senza allenarmi.Adesso ho cominciato bodybuilding spero di rendere quanto ho reso nel Calisthenics.

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Siamo nati nel 1999 sul Freeweb. Abbiamo avuto alti e bassi, ma come recita il motto No Pain, No Gain, ci siamo sempre rialzati. Abbiamo collaborato con quella che al tempo era superEva del gruppo Dada Spa con le nostre Guide al Bodybuilding e al Fitness, abbiamo avuto collaborazioni internazionali, ad esempio con la reginetta dell’Olympia Monica Brant, siamo stati uno dei primi forum italiani dedicati al bodybuilding , abbiamo inaugurato la fiera èFitness con gli amici Luigi Colbax e Vania Villa e molto altro . . . parafrasando un celebre motto . . . di ghisa sotto i ponti ne è passata! ma siamo ancora qui e ci resteremo per molto tempo ancora. Grazie per aver scelto BBHomePage.com
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