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Discussione: Il ferro ha salvato la mia vita

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  1. #1
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    Predefinito Il ferro ha salvato la mia vita

    Ciao a tutti!
    Sono più di due anni che lurko in questo forum, e questa sera ho deciso che è il momento di palesarmi. Premetto che sarò un po' prolisso, visto che devo recuperare il tempo perduto. Scrivo questa presentazione per due motivi: ringraziarvi per tutto quello che mi avete dato, primo, e tentare di testimoniare quello che ho imparato.

    Comincio, come è giusto, con qualche dato. Compio 40 anni il mese prossimo. Sono 176cm per 75.8 kg, % di bf bassa ma non degna di nota. Mi alleno principalmente per la forza. Mi alleno da due anni e mezzo, seguo da sei mesi un coniugato simil-Westside adattato ai miei tempi e alle mie capacità di recupero. I miei massimali sono ridicoli, ma per me costituiscono un risultato importante: squat 80, panca 70 senza fermo, stacco 125. Credo che l'impulso a buttare giù questa pappardella derivi dall'entusiasmo di aver ottenuto il mio 1BW nello squat (sotto il parallelo, cintura da PL) la settimana scorsa. Per il 95% di voi è un punto di partenza, lo so, ma per uno che a 30 anni faceva la pressa 45° Technogym 3x15-40kg è stato come conquistare la cima dell'Everest.

    Perché io sono sempre stato fisicamente debole, fin dalla nascita. Da neonato non succhiavo il seno, tanto che mia madre fu costretta a usare un biberon cui allargava il buco con uno spillo rovente, così che il latte mi gocciolasse in bocca. Una volta svezzato, odiavo il momento del pasto, con tre bocconi ero a posto e passavo il resto del pasto tra moine, minacce e trangugiamenti a forza. Alla scuola materna, dove vigeva la regola che ci si poteva alzare da tavola solo dopo aver ripulito il piatto, mi lasciavano da solo nel salone fino a quando gli altri non tornavano dal riposino, e solo a quel punto le maestre rinunciavano e mi toglievano il piatto da sotto. Quando si mangiava all'aperto, all'inizio dell'estate, scavavo furiosamente con il piede una piccola buca, e di nascosto interravo il pranzo (ricordo ancora come una vittoria personale l'aver fatto sparire quegli odiatissimi carciofi in barba a tutti). A quel tempo, mia madre era abbastanza angosciata per questo problema del cibo, e a volte chiedeva delucidazioni al medico. Ma erano gli anni '70, e il medico si limitava a dire che ero così, era la mia costituzione, in fondo ero sano e non c'era nulla di cui preoccuparsi.

    Sano ma debole. Non avevo forza, non avevo fiato. La mia carriera sportiva di bambino fu ovviamente un disastro. Poiché stavo crescendo curvo, a 9 anni fui mandato da mia madre a nuoto. Ero molto portato, ero affusolato e leggero, e sviluppai velocemente uno stile molto elegante che ancora ho. Ma fiato non ce n'era, e dopo essere stato portato allo stremo delle forze, un pomeriggio, da un istruttore con manie di grandezza, e quasi annegato a un metro dal bordo per resa alla fatica, feci un paio di scenate a casa e abbandonai con sollievo la piscina.

    Dopo venne il basket, e anche lì avevo degli sprazzi di capacità e una buona mira, ma poche gambe e nessun senso del gioco di squadra. Non parliamo dell'atletica, dove non ero veloce né tantomeno resistente. Poi il calcio, un anno con la squadretta dell'oratorio: campo troppo grande, palla troppo pesante e il gioco tutto intorno a me.

    Alla fine rinunciai allo sport. Non faceva per me dal punto di vista fisico, era chiaro, anche se dentro di me qualcosa bolliva. Io volevo fare qualcosa di fisico, io volevo potenziare il mio corpo. Erano gli anni '80, c'erano Rocky e Rambo, c'era il mito dei muscoli (chi ha visto Bigger Stronger Faster sa di cosa parlo). Quando un mio compagno in prima superiore mi raccontò di aver fatto un allenamento con il fratello maggiore in palestra e mi propose di iscriverci, accettai senza riserve. Avevo 14 anni.

    La palestra mi appassionò più di ogni altra attività, anche se durai pochissimo. Andavo 6 pomeriggi su 7, e rimanevo per 3-4 ore. In poche settimane mi esaurii, e i miei voti a scuola, da eccelsi che erano (non lo dico per vantarmi) crollarono miseramente. Da 9 a 4 in un lampo, in tutte le materie. Mia madre era contenta perché mi stavo rafforzando nel fisico, mio padre era incazzato nero e, temendo che mi stessi rovinando, minacciava il ritiro dalla palestra. In più, l'istruttore (un maghrebino enorme) era scocciato dalla presenza di ragazzini, aveva la tendenza a rimproverarci e io non ho mai sopportato i rimproveri, perché sono sì debole nel fisico, ma per niente pronto ad essere sottomesso. Ricordo di quelle settimane un episodio in particolare. Volevo fare la panca inclinata, che ovviamente era stata lasciata caricata con dischi da 10kg. L'attrezzatura era quel che era, i bracci erano stretti e senza fermi, per cui tolto un disco da una parte il bilanciere crollò dall'altra, quasi ferendo una signora. L'istruttore corse e si mise a urlare come un ossesso, la signora gli diede manforte e le grida fecero arrivare il proprietario. Era il meno agitato, mi disse conciliante che per scaricare il bilanciere dovevo chiedere aiuto all'istruttore, così nessuno si sarebbe fatto male. Io, inviperito dai rimproveri, esplosi: “Infatti volevo chiederlo a lui, ma non c'è mai, passa tutto il tempo a chiacchierare con la ragazza della reception!”. Fu il gelo, il re era nudo. “Eh, no, tu devi stare in sala a fare il tuo lavoro”, gli disse il proprietario, “e non perdere tempo a scherzare con la MIA ragazza”. Mentre l'istruttore negava e si giustificava, mi allontanai nello spogliatoio. Tre minuti dopo l'istruttore fece irruzione nello spogliatoio e mi venne quasi addosso come una furia. A tutt'oggi sono certo che, se non ci fosse stato lì un signore che si cambiava, mi avrebbe messo le mani addosso, perché appena lo vide si fermò e si sforzò di mantenere la calma, dicendo che quello era il suo lavoro e lui di quello campava, e quindi dovevo stare attento a quel che dicevo. Io risposi: “Allora cerca di stare calmo” e lui soffiando se ne andò. Pochi giorni dopo, un ulteriore compito in classe di latino dagli esiti disastrosi decretò, per imposizione paterna, la fine della mia avventura adolescenziale nel body building. Il mio manifesto motivazionale di 1997 Fuga da New York (esattamente questo qua http://static.blogo.it/cineblog/1997FugadaNewYork.jpg) venne strappato dalla parete della mia stanza e mi fu ordinato di non iscrivermi più in nessuna palestra.

    Ostilità in casa, ostilità in palestra, il mondo adulto mi aveva condannato a restare debole e io dovevo accettarlo. Per cui chinai la testa e tornai curvo ai miei studi.

    (Nota: ragazzi, non pensavo che l'avrei tirata così per le lunghe, sono ancora all'inizio. Ora però sono le 4 e devo dormire, non ho neanche la forza di rileggere per le correzioni. Se domani ho tempo continuo, se ho infranto qualche regola chiedo scusa e la pianto qui. Grazie dello spazio e un saluto a tutti)
    Ultima modifica di Perdij; 17-01-2012 alle 04:16 AM

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