Il post che segue ha avuto origine nella sezione PL di un altro forum e prese spunto da una discussione, peraltro subito chiarita, avuta con un utente che aveva inizialmente sollevato dubbi in ordine ad alcuni dati e a certe affermazioni da me enunciate; con esse mi premeva porre in risalto alcuni problemi concernenti la tematica dei regolamenti, in seno alla FIPCF, nelle specialità di bench press e di biathlon atletico e sottolineare, contestualmente, le gravi contraddizioni riscontrabili tra queste norme e relativa prassi con quelli che sono invece i regolamenti internazionali - per quanto riguarda la prova di panca - e con logici e acclarati criteri di equità e di linearità per quanto attiene al biathlon atletico e, più in generale, all’organizzazione dell’attività agonistica di entrambe le suddette discipline.
Ci tengo a riproporre anche qui il testo del mio scritto - lievemente modificato e alleggerito delle parti non direttamente attinenti all’argomento in esame - allo scopo di rendere pubblica la scarsa considerazione, l’approssimazione e la supponenza che una Federazione del CONI (FIPCF, Federazione Italiana Pesistica e Cultura Fisica) riserva a discipline sportive che pretenderebbe di amministrare, ben lontana dal garantire loro quelle stesse adeguate e meticolose attenzioni e quell’identico rigoroso impegno che altri Organismi riconosciuti dal CIO, sia a livello internazionale (IPF) sia nazionale (FIPL), responsabilmente le demandano – e ciò per quanto concerne la bench press – o pur essendosi immeritevolmente arrogata il diritto di inserirle in statuto e rappresentarle a livello di campionati ufficiali ( relativamente al biathlon atletico).
1) Sintesi della mia attività nel biathlon.
Ho una consolidata esperienza nel biathlon atletico avendolo praticato con successo per anni, prendendo parte già alla prima gara ufficiale svoltasi in Italia nell’ottobre dell’83 (1° criterium nazionale FILPJ) ed avendo successivamente vissuto questa disciplina attraverso tutti i cambiamenti di sigla della federazione CONI: da FILPJ a FILPJK, fino alla suddivisione in FIPCF e FILKAM.
Nel 1988 ho inoltre collaborato con Claudio Saliola all’organizzazione della prima manifestazione di biathlon su di una pista di atletica che divenne, l’anno successivo, riconosciuta come Criterium Nazionale FILPJK ed ebbe, tra l’altro, il concreto appoggio e partecipazione della medaglia d’oro olimpica di pentathlon moderno Daniele Masala; nel complesso, questa manifestazione durò per 5 anni con punte di partecipazione che superavano di gran lunga i 200 iscritti.
Successivamente, con l’AINBB, ho dato vita alla prima stagione agonistica di gare di biathlon in Italia e poi, con la FIBAt, alla prima federazione autonoma di solo biathlon; nel frattempo, nel 1996, con la collaborazione della Fiera del Fitness di Rimini, ho organizzato un campionato nazionale di biathlon che ha visto la presenza ed il patrocinio dell’ex primatista mondiale dei 200mt., Pietro Mennea.
Come atleta ho partecipato e vinto innumerevoli gare: tra queste, tralasciando le vittorie raccolte in categoria senior o master e quelle ottenute con sigle federali non del CONI, mi sono aggiudicato l’Assoluto nel Criterium Nazionale FILPJK del ’99 davanti all’eterno rivale Cacciapuoti (che si è poi rifatto battendomi l’anno successivo) e, più recentemente, quando ormai la Federazione si chiamava già FIPCF, ho vinto l’Assoluto al Campionato Italiano di Biathlon del 2004, svoltosi a Cortina d’Ampezzo.
Ho partecipato per l’ultima volta (per i motivi che poi illustrerò) al Campionato FIPCF di biathlon nell’edizione del 2005, svoltasi a Carpi (MO): in quell’occasione, ottenni il 2° posto tra i master (ad un solo punto dall’attuale Campione Italiano, Nazareno Meschini) con le seguenti prestazioni: 43 anni, p.c. kg. 60,6 – alzata raw con “fermo” al petto kg.127,5 – 3200mt. di corsa in 11’41”.
Questi ultimi dati citati possono agevolmente essere controllati sul sito dell’FIPCF, alla voce attività agonistica, richiamando l’anno 2005 e cliccando sul Campionato di Biathlon.
Come tecnico, ho conseguito prima la qualifica di allenatore di pesistica e poi quella di istruttore, a seguito del corso coordinato e diretto dall’attuale Presidente FIPCF Antonio Urso, nel 2002, a Roma, presso il Centro di Preparazione Olimpica all’interno del Palazzetto FILKAM/FIPCF di Castelfusano.
2) Logistica ed Organizzazione delle gare di panca e biathlon.
Nessuno mette minimamente in dubbio il valore e la qualità della FIPCF nell’organizzazione, preparazione e svolgimento delle gare proprie di istituto, vale a dire il sollevamento pesi olimpico: in queste la FIPCF è inimitabile, anche perché…è l’unica; né potrebbe diversamente essere visto che proprio queste, e non altre, sono le discipline che le competono per tradizione e compito.
Con tali premesse, è inutile difendere in questo settore la Federazione di cui sopra postando – come avvenuto altrove - la foto dei moschettieri olimpici del weightlifting con la maglia azzurra, destinati a Pechino: il gesto in se non dimostra nulla, visto che non di questo si parlava e contestava ma piuttosto di bench press, cioè di gare di panca e della stessa panca nell’ambito del biathlon. Sotto questo aspetto – ahimè – la situazione è talmente diversa che certo non è possibile reperire foto di panchisti dell’FIPCF, in maglia azzurra, che si accingono a disputare una qualsivoglia competizione internazionale.
Si rammenta che il CIO , Comitato Internazionale Olimpico, riconosce per lo sport del powerlifting (comprensivo della bench press) in ambito mondiale, l’IPF (International Powerlifting Federation): questa, a sua volta, in Italia riconosce la Federazione Italiana Powerlifting(FIPL).
Il CONI, pertanto, in quanto controllato dal CIO a livello mondiale, nel mentre ha consentito a che la FIPCF prevedesse in statuto il Campionato Italiano di Biathlon (mancando una diversa federazione nazionale e internazionale di riferimento) le ha precluso analoga iniziativa per quanto riguarda la bench press, prendendo atto che già esiste in Italia una realtà federale (la FIPL) internazionalmente affiliata ad altra Federazione (IPF) a sua volta riconosciuta CIO.
Ecco spiegato il perché la FIPCF non possa organizzare (a differenza del biathlon) gare di panca con denominazione di “Campionato” e provi, invece, a porvi riparo con la vaga dizione di “Criterium”.
Buon senso vorrebbe, tuttavia, che la FIPCF si conformasse, nell’organizzazione delle gare di panca sotto la propria egida, ai regolamenti internazionalmente riconosciuti. Purtroppo così non è e si assiste a spettacoli decisamente mediocri: panche diverse l’una dall’altra e non omologate nell’ambito della stessa gara; arbitri senz’altro competenti nel sollevamento pesi ma non altrettanto nel powerlifting, piazzati in maniera non consona attorno alla pedana (dinanzi ai piedi dell’atleta, anziché dietro la testa, per simulare la posizione del weightlifting davanti al bilanciere); procedure di successione della gara e di entrata in pedana non conformi alla disciplina della bench press; abbigliamento degli atleti non omogeneo, inadeguato, spesso casual e non precedentemente controllato ed approvato; sistema di giudizio antiquato, senza le luci di arbitraggio e giurie che interpretano diversamente i comandi e le norme regolamentari da pedana a pedana, all’interno della medesima gara, a seconda della diversa esperienza curriculare dei singoli giudici.
Insomma una generale confusione se rapportata, si badi bene, ad un attività atletica che non dovrebbe affatto essere promozionale o festaiola, poichè posta in calendario federale agonistico e non tra gli eventi sportivi di un Ente di promozione e che, al contrario, riporta tristemente la disciplina della bench press a contesti molto più ristretti e limitati rispetto a quelli che una Federazione del CONI dovrebbe rappresentare.
La necessità attuale di estendere i propri compiti a realtà partecipative ben più numerose del sollevamento pesi (che ormai è praticato selettivamente quasi solo da società militari) ed il comprensibile tentativo federale di sopravvivere ai ripetuti preannunci di possibile soppressione o inglobazione da parte del CONI, avrebbero dovuto perlomeno ed umilmente condurre la FIPCF a ben altre consapevoli prese di coscienza.
Sarebbe come, per fare un esempio ironico, se la FIPL decidesse di organizzare un campionato di calcio che non le spetta e di cui poco conosce e, per giunta, si intestardisse a sostenere che gli arbitri, anziché correre in mezzo al campo a seguire le azioni di gioco, debbano collocarsi ai vertici del rettangolo di gioco, seduti e col braccio alzato solo perché così richiamano più da vicino quello che è il loro impiego durante le gare di alzate di potenza!
3) Regolamento tecnico e “fermo” al petto.
Negli anni ’80 e ’90, le gare di panca e di biathlon della FILPJK erano, dal punto di vista tecnico, quanto di più improvvisato e paesano potesse essere organizzato (laddove il termine “organizzato” è un eufemismo). Attrezzatura rimediata, strutture trascurate, percorsi di corsa non transennati nei parchi pubblici ed in mezzo alla gente anche per i cosiddetti criterium nazionali; lunghezza degli stessi percorsi dubbia, diseguale ed abbreviata, così da rendere non omologabile qualunque risultato faticosamente ottenuto.
Allorché si verificò lo sdoppiamento federale e la trasformazione della precedente sigla in FIPCF, si tentò di portare avanti un discorso più maturo e professionale.
Nel 2002, tramite l’Associazione Sportiva affiliata FIPCF che rappresento – la Taurus Center Line di Roma – chiesi ed ottenni l’organizzazione del Campionato Italiano FIPCF di Biathlon Atletico, che divenne il primo ufficialmente disputato con l’inserimento del “fermo” al petto per la prova di panca (come da regolamento internazionale IPF) e lo svolgimento della prova di corsa in pista sulla distanza accertata delle 2 miglia, con cronometraggio a cura della FICr (Federazione Italiana Cronometristi).
La gara si svolse a Roma, presso il Centro Logistico Sportivo della Guardia di Finanza di Villa Spada, grazie anche al prezioso contributo dell’amico e collega Giorgio Agostinoni (GiorgioDelfino e GiorgioRNP sui vari forum).
La gara ed il suo regolamento erano stati in precedenza concordati con i vertici dell’FIPCF dell’epoca: il Presidente Andrea Umili, il Segretario Generale Dino Rossi, l’allora Commissario straordinario per il Lazio Urso e il Segretario di settore Federico Fabiani (poi prematuramente scomparso).
Da allora, devo dare atto alla FIPCF di aver mantenuto l’effettuazione della prova di corsa in pista, su distanza ufficiale, con cronometraggio elettrico: cosa che approvo e mi inorgoglisce.
Purtroppo, non altrettanto può dirsi per la prova di bench press. A decorrere dal 2006, infatti, la FIPCF per motivi inspiegabili (che poi, a riflettervi bene, tanto misteriosi non sono) ha abolito il fermo al petto, facendo tornare indietro la specialità della distensione su panca di oltre 15 anni.
Ovviamente, eliminando il fattore “fermo”, a nulla serve – se non a confondere ancor più le cose – la contraddittoria e mistificatrice norma introdotta che pretenderebbe di vietare “il rimbalzo sul petto”. Infatti, non essendovi soluzione di continuità tra la discesa e la risalita del bilanciere, il rimbalzo sul petto nella accezione squisitamente pliometrica è, per legge balistica, inevitabile.
Porre quindi in essere una norma volutamente imprecisa e pretestuosa aggrava soltanto la situazione, consentendo una valutazione discrezionale, da giudice a giudice e da panca a panca, su quale entità visiva sia il rimbalzo da ammettere come regolamentare e quale no.
A dimostrazione di ciò, nei filmati inerenti ai Campionati di biathlon o ai Criterium nazionali di panca che possono essere visionati sul “tubo”, è agevolmente constatabile come anche atleti di livello, valore e spessore fatalmente – e a questo punto giustamente – rimbalzano, a dispetto di qualunque esecuzione internazionalmente consentita.
Inutile poi soffermarsi sulle esecuzioni degli atleti di livello inferiore, persino pericolose, che danno la stura a giudizi arbitrali difformi e sperequativi da atleta ad atleta, gara a gara, località a località, non per loro colpa ma per intrinseca incoerenza della norma.
Tali incongruenze appaiono già palesi nei cosiddetti Campionati o criterium nazionali, per chi conosce il contesto ufficiale delle gare di bench press; divengono addirittura ridicole in occasione di pseudo campionati regionali che, per la prestigiosa sigla federale di cui si ammantano, dovrebbero comunque garantire un comportamento decoroso - come avviene del resto per le gare regionali di sollevamento – o, in alternativa, non essere neppure previsti e disputati.
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